Ave Medea è una preghiera generativa, collettiva e poetica.
Riva abbandonata Materiale per Medea Paesaggio con Argonauti di Heiner Müller non è soltanto un testo teatrale, in primo luogo è un testo poetico che trova la sua forza nella scelta, nel ritmo e nella sonorità delle parole. Ritmo e sonorità paragonabili alla musica. Vogliamo trattare le parole di Müller proprio come fossero delle cellule musicali e scavare in esse fino al raggiungimento del senso più profondo, quello che non risiede nel significato letterale ma se ne allontana anzi del tutto per lasciare spazio al suono, all’ascolto. È un approccio generativo che sfrutta le possibilità combinatorie, gli accenti, la ritmica interna del verso per comporre un tessuto sonoro, un meccanismo che si evolve in modo quasi indipendente dalla volontà dell’autore dando vita a un paesaggio sonoro composto di voci.
Cosa significa costruire un paesaggio? Cosa significa costruirlo con le parole, con la poesia?Cos’è un paesaggio?
Il paesaggio di Müller è un paesaggio di guerra, di carri armati su terre desolate, ricoperte di scarti del mondo capitalistico. È la Waste Land di T.S. Eliot trasposta nei nostri giorni, è lo squallore e l’alienazione della vita metropolitana moderna, il predominio del mercato, dei media, nuovi sterili miti contrapposti alla lingua universale di miti antichi come Medea. È l’oppressione e lo sfruttamento del terzo mondo, delle minoranze, della donna.
Le parole di Medea guidano il nostro sguardo, uno sguardo pornografico, da peep-show, quello con cui osserviamo assuefatti e imperturbabili le rovine del mondo che ci circonda. La desolazione interiore che Medea ci mostra si riflette in quella esterna. La drammaturgia a questo punto non può che dispiegarsi e condurci verso la periferia della narrazione e la costruzione di un grande paesaggio poetico il cui sfondo è Medea.
Ma chi è Medea? Sulla nostra scena Medea non è presente, se non nelle sue parole, è evocata, come in un rito magico, una preghiera. Gli attori qui non interpretano un personaggio, non sono Medea o Giasone, non sono nemmeno dei narratori, sono se stessi, sono voce e corpo dell’umanità.